Il dolore neuropatico è il risultato di un danno o di una disfunzione del sistema nervoso stesso[^1^][^2^]. A differenza del dolore nocicettivo, che si verifica in risposta a una lesione tessutale e coinvolge processi infiammatori, il dolore neuropatico è caratterizzato da una trasmissione alterata dei segnali del dolore nel sistema nervoso[^3^][^4^]. Questo tipo di dolore non deriva da un processo infiammatorio che i FANS possono contrastare, ma piuttosto da un’alterazione della funzionalità nervosa[^5^]. Pertanto, i farmaci che mirano a ridurre l’infiammazione non affrontano la causa radicale del dolore neuropatico e sono totalmente ininfluenti[^6^].
Immaginate di essere davanti a un sistema di semafori che regola il flusso del traffico in una grande città. In condizioni normali, i semafori cambiano da rosso a verde in modo sincronizzato, permettendo un flusso ordinato di veicoli attraverso gli incroci. Ora, immaginate che questi semafori inizino a funzionare male: alcuni rimangono fissi sul rosso, causando ingorghi, mentre altri lampeggiano senza coerenza, creando confusione e caos tra gli automobilisti. Questa situazione di disordine nel traffico può essere paragonata al dolore neuropatico: il segnale che dovrebbe regolare il flusso delle informazioni sensoriali nel sistema nervoso è alterato, causando dolore e disfunzione[^7^].
I farmaci antinfiammatori, in questo scenario, si possono paragonare a degli operai che riparano le strade pensando che questo possa risolvere il problema del traffico. Tuttavia, il vero problema non risiede nell’infrastruttura stradale (il tessuto infiammato), ma nel sistema di controllo del traffico (i segnali bioelettrici del sistema nervoso)[^8^]. Gli antidepressivi triciclici, gli antiepilettici e gli ansiolitici, d’altra parte, funzionano come tecnici che riprogrammano i semafori, ripristinando l’ordine nel flusso del traffico[^9^]. Modulano la trasmissione dei segnali nel sistema nervoso, correggendo il “malfunzionamento” dei semafori (nervi) che causa il dolore neuropatico[^10^].
Questi farmaci, quindi, offrono un sollievo mirato agendo direttamente sulla “logica di controllo” del dolore nel sistema nervoso, piuttosto che sulle “strade” del corpo, dove gli antiinfiammatori cercano di intervenire. La comprensione di questo meccanismo d’azione ci permette di apprezzare la sofisticatezza con cui il nostro corpo comunica internamente e la necessità di interventi terapeutici che possano adeguatamente indirizzare la complessità di tali comunicazioni[^11^][^12^].
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